Il Carrubo (Ceratonia siliqua L.) è una pianta sempreverde, originaria del bacino del Mediterraneo, amante dei climi caldi, anche aridi, che può raggiungere i 7/10 metri di altezza. Ad oggi è coltivato in Spagna, in Nord Africa e in Italia che rappresenta il secondo paese produttore dopo la Spagna, con un contributo di circa il 26%.
Nelle nostre due isole maggiori, in particolare nella provincia di Ragusa, si raccoglie il 70% della produzione italiana. La zona dei monti Iblei è stata definita “paesaggio del carrubo” dal Presidente dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio – Sezione Sicilia.
La coltivazione del carrubo richiede tempo e pazienza, infatti l’albero ha crescita lenta, resta improduttivo fino ai 10 anni d’età ed in seguito i frutti impiegano più di un anno per giungere a maturazione, ma raggiunge età considerevoli: un albero di due secoli si può definire “giovane” e produce fino a trenta quintali di baccelli oltre ad essere una bellissima pianta, alta, possente e rigogliosa. Il carrubo si adatta a terreni di varia natura, prediligendo quelli calcarei permeabili, acidi ed anche rocciosi purché a grana sciolta.
I frutti sono baccelli lunghi dai 10 ai 20 cm che, quando maturi, assumono colore marrone scuro e una scorza coriacea; la polpa è fibrosa e zuccherina ed i semi sono molto duri.
Si tratta di un frutto antico, dalle molteplici proprietà e che, durante il secondo conflitto mondiale, ha sfamato migliaia di persone soprattutto in Sicilia e l’esercito usò un prodotto a base di polpa di carrube chiamato “Energon” per alimentare muli e cavalli adoperati proficuamente durante le operazioni belliche. Nei decenni successivi però la carruba è stato relegata al consumo animale e solo ora sta vivendo una seconda giovinezza e lentamente sta tornando sulle nostre tavole.
I baccelli maturi, privati dei semi (che vengono impiegati in altri modi di cui si farà cenno in seguito), sono commestibili, si conservano per molto tempo e possono essere consumati freschi o secchi. La carruba ha un sapore dolciastro e leggermente acidulo che ricorda il cacao ed i fichi secchi. Viene infatti utilizzata in caso di intolleranze nel confronti del cacao anche perché contrariamente a quest’ultimo è priva di sostanze stimolanti (caffeina e teobromina).
Dalla macinazione delle carrube si ottiene una farina che è un’ottima sostituta della farina di grano in cucina in quanto possiede preziose proprietà organolettiche: ha un basso contenuto di grassi ed è invece ricca di zuccheri complessi, vitamina C, E e K, nonché vitamine del gruppo B, ferro, calcio, fosforo, magnesio, selenio, zinco e fibre. Il consumo di farina di carrube è consigliato per il benessere del tratto gastrointestinale (iperacidità, reflusso, stipsi), è un prodotto privo di glutine ed essendo ricco di polifenoli è ipocolesterolemizzante.
Meritano attenzione anche i semi di questo frutto: i semi del carrubo hanno una sorprendente uniformità di peso, ognuno pesa un quinto di grammo e per questo venivano utilizzati per la pesatura dell’oro. La parola “carato” infatti deriva proprio dall’arabo qīrāṭ “grano di carrubo; piccolo peso” (Vocabolario Treccani).
La farina ottenuta dai semi viene utilizzata nell’industria alimentare in quanto rappresenta un ottimo addensante, emulsionante, stabilizzante e gelificante naturale per creme, marmellate, caramelle e gelati; è comunemente indicata fra gli additivi con la sigla E410. La farina dei “carati” trova impiego anche nell’industria farmaco-cosmetica in quanto esercita azione idratante, rinfrescante ed emolliente sulle pelli secche e delicate esposte al vento e al sole.
I frutti (privati dei semi) vengono usati anche in zootecnia per l’alimentazione del bestiame rientrando fra gli ingredienti nella preparazione dei mangimi in diverse forme: carrube intere, spezzate, frantumate ed anche farina migliorano l’appetibilità e l’aroma dei mangimi composti soprattutto per cavalli, vitelli, agnelli, conigli e nell’ingrasso dei suini. Possedendo inoltre un alto valore energetico grazie loro contenuto in zuccheri riduttori con altissima digeribilità, sono particolarmente indicate per animali affaticati o soggetti a lavori pesanti.
La proporzione tra saccarosio e glucosio, che non si trova in nessun altro prodotto, favorisce l’assimilazione delle proteine disponibili negli altri ingredienti utilizzati nelle miscele.
La carruba è anche ampiamente usata negli alimenti per cani e animali domestici e la farina pura, con adeguata posologia, si rivela un ottimo adiuvante nella risoluzione di casi di dissenteria acuta e dei disturbi derivanti da cambi di alimentazione e durante lo svezzamento dei cuccioli.
A questo scopo un produttore di farina di carrube del ragusano ha richiesto alla Pennati Costruzioni Meccaniche la progettazione e la fornitura di un impianto in grado di polverizzare finemente le carrube, preventivamente ridotte in pezzi da 0 a 20 mm.
L’impianto si compone di un blocco unitario che comprende il sistema di alimentazione del prodotto tramite coclea, Molino polverizzatore modello 520V ad asse verticale e selettore dinamico; a valle del selettore si trovano filtro a precipitazione integrale con certificazione ATEX e ventilatore. La produzione oraria dell’impianto è di 1000 Kg.
Tutte le parti dell’impianto che vengono in contatto con il materiale sono in acciaio INOX 304, idoneo per la lavorazione di prodotti ad uso alimentare.